18/09/14

Recensione: Mercenaries

  

Tristissimo mockbuster di Cristopher Ray e ben più economica imitazione del blasonato Expendables, riesce comunque (inspiegabilmente) a regalare qualche scena divertente.

"A diplomatic official is captured and imprisoned while touring a war zone, so a team of elite female commandos is assembled to infiltrate a women's prison for a daring rescue"
Trama semplice no? No.


Partiamo dal cattivo. Anzi, dalla cattiva: una Brigitte Nielsen in forma smagliante che - forse con l'aiuto di qualche punturina - pare non essere invecchiata di un giorno da quando faceva la Strega Nera. Interpreta qui una russoide sclerotica che rapisce una poverella americana in visita diplomatica in Tagikistan (o era Kazakistan?), e in cambio del suo rilascio chiede semplicemente di essere eletta Presidente degli Stati Uniti d'America. Pfui, bruscolini.

La CIA, capitanata da una stagionata quanto marginale Cynthia Rothrock (non fa nemmeno un calcio volante, diamine!) assembla un manipolo di quattro tettute disgraziate, finite in carcere per svariati motivi, offrendo loro la libertà se riusciranno a riportare l'ostaggio sano e salvo a casa. Per inciso, non si tratta di un'offerta rifiutabile.

Le quattro carcerate (la ex Terminatrix Kristanna Loken, la fu Vernita Green di Kill Bill Vivica Fox, la Zoë di Grindhouse Zoe Bell e Nicole Bilderback che non c'è nell'immagine ed è pertanto tralasciabile) non si scompongono. Si armano di pistole - a parte la Loken che si impadronisce anche di un M40 giocattolo - e, avvoltesi in larghe vesti nere (ma con fazzoletto colorato in testa per mimetizzarsi meglio), arrivano finalmente in Turkmenistan (o era Uzbekistan?) grazie ad un contatto. Qui vengono fermate per un primo controllo da una prima pattuglia di soldati professionisti sfigati. Vivica Fox-Raven decide che lo stealth non è una tattica vincente, per cui fa saltare subito la copertura della squadra. E le cervella dei soldati, a colpi di pistola.

Dopo un incomprensibile inseguimento e l'aggiunta alla squadra di una ragazzina azera (o era tagika?) che sembra Vicki il robot, le nostre coraggiose eroine si infiltrano nella base di Ulrika-Brigitte Nielsen - un cartonato di dubbio gusto - dopo averla incontrata e aver ottenuto la propria incolumità in cabio di due letali missili in alluminio intaccato dipinti con le tempere. Seguono esplosioni (poche), inseguimenti (diversi) e primi piani della facciata della base dei cattivi (troppi).
Dopo un bel tradimento da parte di Raven (giusto per confermare il cliché secondo il quale nei b-movie i neri devono morire per primi o essere stronzi), le tre superstiti salvano l'ostaggio e si liberano di Ulrika in un combattimento aereo. No, no, niente Ace Combat: semplicemente la fikinga viene ammanettata ad un cargo e letteralmente scaricata da un aereo. In volo, ovviamente. 
Tutti a casa felici e contenti, alè, bravi, squilli di tromba, mille punti, game over, happy ending.

C'è qualche scena divertente.
Ad esempio quando le dieci o quindici minorenni rinchiuse nelle celle della base vengono liberate dalle protagoniste, dando il via ad un grandioso bitch uprising. E poi via, maciullate in un corridoio dal braccio destro kirghiso (o era kazako?) di Ulrika con UNA raffica di mitra che causa mille morti ammassati che neanche il muro di cadaveri eretto dagli spartani in 300.

Oppure quando la Nielsen, rimasta mediamente tranquilla tutto il film facendosi infinocchiare dalle nostre eroine, alla fine perde completamente le staffe e spara all'impazzata mentre vomita contumelie orrende. Fa più danni lei in appena venti secondi di film che non tutto il resto del suo esercito personale in circa un'ora di pellicola. Efficienza nordica, presumo.

O quando la ragazzina tagika (o era kirghisa?) che assomiglia a Vicki il robot che ringhia e soffia come un gatto per dimostrare il suo disappunto. Poco male, tanto poi la levano di mezzo con una fucilata. Il grande mistero è più che altro capire da dove diavolo sia spuntata fuori, perché, e soprattutto come mai nonostante "sia del luogo" ha dei tratti caucasici. Inquietante.

E infine alcuni dialoghi tra donne, intrisi di sensi comuni femministi e frasi fatte prese da un qualsiasi sito internet che propone anche gli auguri preconfezionati. Ma queste non ve le dico, ho già fatto abbastanza spoiler.

Il film è appena sufficiente, purtroppo. Si lascia guardare senza problemi, regala momenti idioti e per fortuna scorre veloce, ma non lascia emozioni indelebili: visione consigliata a chi ha ricevuto un'ora e venti minuti d'attesa dal triage al pronto soccorso e non sa che fare. O a femministe incallite che vogliono accendere una rivoluzione armata.

6/10

2 commenti:

  1. Gli avrei dato mezzo voto in più perchè ambientato in Xmenistan ma vabbè, alla Asylum i credits sono peggio delle trame.

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